domenica 1 marzo 2015

" Turrell chi? Turrell perché? "

              Turrell chi? Turrell perché?


James Turrell (6 maggio 1943, Los Angeles) è un artista statunitense, il cui lavoro verte principalmente sulla percezione della luce e dello spazio.


La luce è all’origine dell’Arte. Basta una breve ricognizione della storia dell’arte per riconoscere il ruolo essenziale della luce fin dalle origini.
Quando l’uomo primitivo erige il menhir, pensa probabilmente di segnare il territorio con un megalite verticale. In realtà erige un ostacolo alla luce che, disegnando un’ombra a terra, gli permette di definire il tempo e ordinare la storia, la propria storia.
Quando un altro primitivo decide di incidere nella roccia la figura stilizzata di un cacciatore, pensa di aver scalfito una pietra. In realtà, ha disegnato un’ombra e dunque ha scolpito la luce.
L’architettura gotica è un’architettura di luce, nonostante l’architetto disegni pilastri, colonne, archi, vetrate e portali.Per Masaccio lo spazio di Adamo ed Eva viene definito dall’ombra.
Per Piero della Francesca il volume e la geometria sono definiti dal chiaroscuro, ovvero dalla luce.
Anche Cezanne in fondo usa la luce per definire la forma, attraverso il colore.
Per Leonardo è la capacità della luce di penetrare l’atmosfera, cioè la trasparenza dell’aria, a definire lo spazio.Per Caravaggio la luce crea la figura che emerge dal buio ed esiste e le dà senso, un ruolo nella storia. Per Monet la luce rimbalza sulle cose e le rende fugacemente percepibili.
Per De Chirico la luce del pomeriggio è all’origine del miraggio metafisico.
La fotografia è il risultato della reazione chimica di un’emulsione alla radiazione luminosa.
Il cinema è una successione rapidissima di diapositive che sfruttano la lentezza della retina per fondersi nell’illusione della continuità.
La storia delle arti visive dunque potrebbe essere anche raccontata come la storia delle tecniche della
modulazione della luce. Ma in tutte queste opere la luce è assente. Noi vediamo, leggiamo, interpretiamo, ammiriamo gli effetti della luce.
Quando era piccolo Turrell giocava a bucherellare le tende della propria camera così che di giorno piccoli punti luminosi ricreassero il cielo stellato. L’oggetto della sua attenzione è da sempre stato la luce.


James Turrell decide allora di realizzare opere di luce. Opere in cui poter vedere la luce.
 Opere in cui la luce sia ciò che si guarda non ciò che ci permette di vedere altro.
Shanta (Blue) 1967, è parte di questo tentativo: è una proiezione di luce blu verso l’angolo di una stanza debitamente preparata e buia. È solo luce proiettata.Appena vista, è un rettangolo luminoso su una parete buia, una finestra aperta su un cielo pomeridiano blu intenso. Sembra dunque che ci sia uno spazio indefinitamente vasto oltre il buio in primo piano.
Il “quadro-finestra” cinquecentesco nella sua essenza.
L’illusione perfetta di un mondo altro, al di là del quadro.
Quando l’occhio si abitua alle condizioni ambientali, si scorge una lama luminosa verticale, uno spigolo, e allora sembra di vedere un cubo luminoso fluttuare al centro della stanza.
Una forma geometrica perfetta, il secondo dei solidi Platonici, un’idea, l’idea del cubo.
Si realizza il sogno dell’arte concettuale: un’opera d’arte senza oggetto, senza corpo, senza materia,
incorruttibile. Un’idea. È solo luce proiettata in un angolo della stanza.
É un quadro fatto di luce.
È una scultura fatta di luce.
Stiamo guardando la luce.
Ecco perchè ho proposto l’opera di questo artista per la locandina della VIII Edizione della Tre Giorni Della Scienza:
LIGHT UP

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